Categoria: Digital Marketing

Digital PR: significato, come funziona, a chi è rivolta, a cosa serve.

Oggi si sente molto più spesso parlare di digital PR, soprattutto tutti coloro sono in procinto di avviare una nuova attività sul web.

L’avvento del web ha radicalmente modificato sia il modo con cui le imprese comunicano che le strategie volte a promozionare e a valorizzare il marchio aziendale.

In questo articolo analizziamo gli obiettivi di questa forma di web marketing, a chi è rivolta, come si fa, chi ne dovrebbe far uso e differenza con la link building.

Digital PR: significato

Con il termine Digital PR si fa esplicito riferimento a tutte quelle attività strettamente attinenti alle pubbliche relazioni, strutturate e intrattenute nel contesto digitale.

In particolare trattasi di una branca dell’inbound marketing che raggruppa tutta una serie di tecniche il cui scopo è la diffusione del brand e la sua web reputation.

Viene eseguita da particolari professionisti del marketing, in gergo Digital PR Specialist, il cui ruolo è pianificare una strategia volta o a migliorare la reputazione aziendale o a rendere quanto più famoso possibile un brand.

Digital PR: obiettivi

I due principali obiettivi della digital PR sono branding e visibilità. In relazione al brand, occorre sottolineare come obiettivo primario di un’impresa quello di essere immediatamente riconoscibile.

Tutto parte a monte da un lavoro volto a garantire unicità e differenziazione dai competitor. E il brand, in questo caso, gioca un ruolo di cruciale importanza.

Ne consegue che tramite la Digital PR diventa importante centrare obiettivi che hanno il marchio per protagonista: brand awareness, brand reputation e brand identity.

Brand Awareness

Lo scopo della Brand Awareness consiste nell’incrementare il livello di notorietà e di visibilità del marchio accostandogli dei valori.

Il sogno di un’impressa è quello di raggiungere un livello di notorietà top of mind, vale a dire il primo a venire in mente nell’immaginario collettivo in relazione al settore di riferimento in cui si opera.

In altre parole diventare leader di settore, obiettivo molto complesso da raggiungere per qualsiasi tipologia di attività. Un’impresa locale attiva nel campo delle bibite analcoliche, infatti, molto difficilmente raggiungerà una Brand Awareness paragonabile a quella della Coca Cola.

A tal proposito, se sei curioso ti invitiamo a guardare il documentario Coca Cola vs Pepsi, una lotta a suon di public relations molto divertente ed istruttiva:

Brand Reputation

La sola notorietà del marchio non basta. Indispensabile, infatti, è anche consolidarne la reputazione, obiettivo che viene condotto con campagne di brand reputation.

Oggigiorno internet viene utilizzato dai consumatori per ricercare il livello di affidabilità di un’azienda prima di concludere un acquisto, special modo se importante.

Se l’immagine che ne viene fuori dal web è negativa a causa di recensioni di clienti insoddisfatti sparse presso blog, riviste online e siti di settore, verrà compromessa in modo diretta anche la decisione finale di un potenziale cliente che potrebbe desistere dall’acquisto, con un considerevole impatto sui fatturati.

La brand reputation è un argomento sensibile a qualsiasi tipo di attività, dalle più grandi catene ai piccoli ristoranti. Se sei un ristoratore ti invitiamo a leggere l’articolo riguardante la gestione della brand reputation in un ristorante.

Quindi più l’immagine aziendale sul web sarà positiva e maggiori saranno i benefici che l’attività otterrà nel tempo. La brand reputation è parte integrante delle attività di Digital PR.

Brand Identity

Il termine brand identity, o identità di marca, identifica tutto ciò che l’impresa vuole che i consumatori percepiscano utilizzando i propri prodotti. Una brand identity è formata da diversi elementi quali naming, logo, colori, sloga, mission, vision, packaging, ecc..

Differenziarsi dai competitor per dei fattori in particolare è di fondamentale importanza per ritagliarsi una posizione di mercato ed essere apprezzati in una nicchia di settore.

Definita l’identità occorre investire sulla sua robustezza sfruttando influencer di rilievo, youtuber e quant’altro in grado di aumentare l’autorevolezza del marchio.

Digital PR: a chi è rivolta

La Digital PR è indicata per tutti coloro che avviano una nuova attività online o che hanno intenzione di penetrare un mercato straniero inesplorato.

In particolar modo è rivolta a chi avvia un nuovo e-commerce. Le vendite online, infatti, sono le più influenzate da ciò che si dice del brand su internet. Quello che la maggior parte delle persone fa quando visualizza la pubblicità di prodotti a loro interessanti è quello di cliccarci sopra e leggerne le caratteristiche.

Se soddisfatti inizieranno a ricercare informazioni sul brand. Apriranno Google e ricercheranno parole chiave del tipo “nome marchio opinioni“, “nome marchio recensioni“ o semplicemente “nome marchio”.

Se nulla verrà restituito da Google, o se peggio ancora verrà restituita un’immagine negativa dell’azienda, inizieranno a subentrare sentimenti di incertezza e paura, tipici di quando si esplora un mondo sconosciuto. La maggior parte delle persone rinuncerà all’acquisto a tuo malgrado.

Contrariamente, invece, se a parlarne bene sono giornali e riviste autorevoli di settore, opinion leader e influencer. Le persone, infatti, sono molto più propense all’acquisto quando viene data, da terzi, la dimostrazione di serietà dell’azienda e qualità del prodotto ricevuto.

La digital PR è inoltre indicata anche per le aziende che godono di una cattiva reputazione. Mediante precise campagne è infatti possibile risollevare la web reputation e far tornare a splendere il marchio.

Digital PR: come funziona

Gli interlocutori della Digital PR sono tutti coloro che hanno le potenzialità di veicolare il messaggio del marchio, andando ad influenzare le opinioni ed i comportamenti d’acquisto a favore di un determinato prodotto/servizio.

Tocca all’agenzia di Digital PR, formata da professionisti incaricati di pianificare e di effettuare azioni di marketing volte a consolidare la visibilità del brand mediante attivazione e monitoraggio del passaparola online, intrattenere contatti con i blogger di settore, con gli opinion leader, con gli influencer, con i community manager e con i social media manager.

Oltre a video ed influencer, l’attività di native advertising e la pubblicazione di articoli e pubbliredazionali su testate online rinomate sono indispensabili per il raggiungimento del successo in quanto agiscono con molta più efficienza nell’ottica del lungo periodo e possono essere utilizzate in fase di trattativa con clienti o per aumentare il trust durante altre campagne di web marketing.

Digital PR e Link Building: differenze

Bensì alcuni mezzi utilizzati per la Digital PR, come la pubblicazione di articoli su siti web, possono essere utilizzati anche per attività di link building, quindi in ottica SEO, è l’obiettivo finale ad essere completamente differente.

Di fatto la Digital PR non può essere un’attività riconducibile alla link building e spesso le due vengono confuse. Anche la strategia di pubblicazione su una testata può seguire logiche completamente differente.

Mentre per la link building è di fondamentale importanza la presenza di un link esterno do-follow al sito web del cliente, per la digital PR potrebbe non essere necessario nemmeno il link.

Bensì sono più importanti attività svolte dalla testata per dare maggiore visibilità all’articolo: posizionamenti prolungati in home page, advertising interno, pubblicazione sui canali social gestiti dalla testata, invio newsletter, ecc..

Digital PR: come iniziare

Come prima cosa bisogna cercare un’agenzia web che sia in grado di offrire una consulenza di Digital PR. La nostra, ad esempio, lo fa e se sei interessato potrai contattarci per richiedere un preventivo gratuito.

Se sei interessato ad un servizio completo che comprende la gestione dell’immagine social, recensioni di influencer e pubblicazione di articoli, contattaci affinché possiamo essere in grado di analizzare il tuo business e farti capire cosa si può fare e che noi facciamo al caso tuo.

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Costo di un Sito Web: Ecco i fattori determinanti!

I costi di un sito web dipendono da innumerevoli fattori, quali le sue caratteristiche, se devono adempiere a particolari disposizioni di legge ed anche dall’esperienza e professionalità dello sviluppatore.

Non essendoci un albo che regolamenta questo settore, i costi per la costruzione di un sito web possono cambiare anche di parecchio. Si noterà, infatti, come un preventivo per la stessa tipologia di sito web possa avere prezzi anche molto differenti da una web agency all’altra.

Stessa tipologia però non significa stessa qualità ed attenzione per i dettagli, soprattutto quelli legati alla sicurezza informatica. È poco ma sicuro che un sito web economico non può per sua natura ricevere una mole di attenzioni elevate, in quanto vanificherebbe il profitto dell’azienda che lo produce.

“Quanto spendi, tanto appendi”, recita un noto proverbio. Prima di entrare nel vivo del discorso e parlare dei costi di realizzazione di un sito web ricorda che se il costo di un vero professionista può sembrarti elevato è perché non hai idea di quanto ti costerà quello di un incompetente.

E non obbligatoriamente in sicurezza ma soprattutto in costi quali: potenziali clienti che perdi, campagne di marketing costose, assistenze infinite, ecc..

Volendo rispondere subito alla domanda quanto costa costruire un sito web, se non hai tempo di leggere sappi che per un buon sito vetrina spenderai mediamente da 2.200 a 2500 euro.

Se il tuo intento è vendere prodotti e servizi online avrai bisogno di un e-commerce, il cui costo minimo si aggira intorno ai 3.400 euro fino a cifre davvero importanti, anche a 4 zeri!

Ma quali sono i fattori che determinano il costo di un sito web? Vediamoli insieme nel dettaglio.

Hai davvero bisogno di un sito web?

Ti sembrerà strano ma al mondo vi sono veri professionisti che lavorano online senza avere un sito web. Oggi internet fornisce servizi e strumenti che se utilizzati con parsimonia possono sostituire in toto la realizzazione di un sito web tradizionale.

Ad esempio se ti occupi di vendita di pannelli fotovoltaici o di ristrutturazioni, per acquisire clienti online molto probabilmente è più indicata una buona landing page che un intero sito web.

Se sei un fotografo puoi considerare l’idea di curare maggiormente il tuo personal branding utilizzando Instagram e Facebook e dare spazio alla tua creatività video su Youtube.

Ma allora i siti web sono obsoleti e poco efficaci? Assolutamente no!

In una strategia di acquisizione clienti il sito web ricopre tutt’oggi un ruolo di primaria importanza ma per riuscire nell’obiettivo occorre che a realizzarlo siano seri professionisti con esperienza, che sappiano:

  • Progettare le fondamenta del sito web in ottica SEO affinché il sito inizi a competere non appena richiederai la tua prima consulenza SEO.
  • Curare la comunicazione affinché sia persuasiva ed esaustiva nei confronti dei clienti che devono trovare in te la soluzione senza uscire dal tuo sito e andare sul quello di un concorrente.
  • Ascoltare le tue esigenze, identificare il profilo dei tuoi clienti e progettare l’evoluzione prossima del tuo business online.

A questo punto il sito web da costo diventa investimento, ovvero una spesa volta a generare ricchezza.

Un sito web sviluppato da chi vuole semplicemente accontentarti nell’estetica per ottenere il pagamento della commissione è quasi sempre un sito web che mai ti porterà risultati soddisfacenti.

La realizzazione di siti web professionali è tutt’altra cosa. Un sito web di successo è composto da tutta una serie di fattori che, contornati da una buona dose di web marketing, consentiranno alla tua attività di trasformare l’online in un pozzo di denaro.

Costo di un sito web: fattori determinanti

Analizziamo adesso i principali fattori che insieme determinano il costo di un sito web.

  1. Tipologia di sito web

Il primo fattore che determina il costo di un sito web è la sua tipologia, che ne riflette la sua complessità. Di che tipologia di sito web hai bisogno?

Devi vendere prodotti e servizi online? Se si hai bisogno di un e-commerce. In che modalità? Il classico carrello elettronico o sono servizi erogabili online in abbonamento?

Magari invece hai bisogno di un sito web che rappresenti al meglio la tua azienda, che mette in risalto quello che sai fare meglio dei concorrenti. O forse hai bisogno di un ibrido, ovvero un sito in parte aziendale ed in parte e-commerce.

Probabilmente hai solo delle idee o forse stai pensando a delle caratteristiche di cui magari pensandoci bene non hai nemmeno bisogno.

Per questo è importante rivolgersi ad un’agenzia web seria in grado di dedicarti un consulente con cui discutere bene la fase di pre-sviluppo.

Il consulente deve sposare il tuo progetto, immedesimarsi nella tua azienda come se fosse la sua, analizzare grazie alla sua esperienza le possibili evoluzioni, i problemi che potrebbero riscontrare gli utenti e fornirti delle soluzioni valide che possano trovare riscontro nel tuo budget.

E perché no, dissuaderti anche dalla realizzazione del sito web se secondo lui non possiedi attualmente i requisiti per poter avviare un’attività online di successo, impedendoti così di sprecare soldi inutilmente.

  1. Analisi competitor e ottimizzazione SEO

Uno degli ingredienti di un sito web di successo è senza dubbio l’ottimizzazione dei contenuti ai fini di un miglior posizionamento sui motori di ricerca.

Comprende sia l’ottimizzazione delle pagine a livello di tag HTML che di contenuti testuali fin anche alla stesura di un piano editoriale e di pubblicazione di articoli ottimizzati su un eventuale blog.

In ogni caso qualsiasi tipo di ottimizzazione SEO on site prevede a monte un’analisi dei competitor, ovvero verificare chi sono i tuoi concorrenti sul web, identificare le keywords con le quali sono meglio o peggio posizionati e realizzare un piano di attacco.

Un’ottimizzazione SEO on site di base è fortemente consigliata in quanto già da sola donerebbe risultati non indifferenti, special modo se si tratta di un’attività locale e con poca concorrenza.

Naturalmente sia l’analisi dei competitor sia l’ottimizzazione di ogni singola pagina del sito web richiede un maggior dispendio di tempo e l’introduzione di figure diverse dal programmatore, con un impatto sui costi finali di circa 80 euro a pagina.

  1. Comunicazione curata da un copywriter

Molte agenzie lasciano che siano i clienti a scrivere i testi del sito web. Questo è un errore gravissimo.

Se è vero che nessuno conosce meglio del cliente la sua attività, è vero anche che il cliente non è la figura professionale adatta a scrivere per il web per i seguenti motivi:

Non conosce le dinamiche SEO;

Sconosce le regole fondamentali del copywriting volte alla conversione dell’utente;

Non considera che un utente mobile ha esigenze temporali diverse da un utente desktop;

Cronologicamente non imposta i testi nel giusto ordine e non mette in risalto i punti di forza reali per i consumatori.

Tutto questo noi lo sappiamo e siamo consoni richiedere al cliente testi che servono a meglio comprendere i servizi ed i prodotti della propria attività. I testi saranno successivamente riadattati per essere performanti.

Naturalmente è possibile ricevere un’ulteriore ottimizzazione, fondamentale in particolar modo per le landing page: l’intervento di un copywriter esperto.

Il lavoro del copywriter è spesso sottovalutato ma è quello che, special modo in fase di web marketing, fa la differenza tra un’attività che funziona e una che eccelle.

Naturalmente è una figura professionale e come tale il suo tempo va retribuito, con un impatto sui costi finali.

  1. Sviluppo di funzionalità personalizzate

Senza dubbio questo è il fattore che più di tutti incide sul costo finale. Si tratta dello sviluppo di plugin su misura che non esistono sul tuo sito web e introvabili in commercio.

In questo caso i programmatori analizzeranno il problema e produrranno delle specifiche tecniche a cui adeguarsi per lo sviluppo del software. All’accettazione delle specifiche verrà inviata la quotazione commerciale dell’intervento.

Il costo in questo caso è impossibile da determinare. Può variare da poche centinaia di euro fino a diverse migliaia, tutto direttamente proporzionale alla complessità ed alla responsabilità del lavoro da realizzare.

  1. Servizi accessori

In questo caso si tratta dell’aggiunta di plugin e software di terze parti che si trovano in commercio e che espandono le funzionalità del tuo sito web. Ad esempio:

  • Live chat per un’assistenza clienti in tempo reale;
  • Popup per offerte o per la raccolta dati;
  • Integrazione di un servizio di newsletter;

ecc…

I costi variano in funzione del costo stesso del software da acquistare e della sua complessità di configurazione. Nella maggior parte dei casi si tratta di implementazioni che rientrano nell’ordine del centinaio di euro.

  1. Design

La grafica del sito web è un altro aspetto fondamentale. I costi variano sostanzialmente in base alle seguenti scelte:

Utilizzo di un design da riadattare ma già disponibile in commercio, ovvero un template da acquistare;

Montaggio di un design realizzato da un grafico web del cliente;

Realizzazione e montaggio di un design su misura.

I punti sono stati elencati in ordine dal meno costoso al più costoso. Mentre il primo punto è già incluso nei costi, i rimanenti due punti vanno sempre quotati a parte in quanto dipendono da:

Complessità del montaggio e numero di pagine da montare (punto 2);

Tempo di realizzazione della grafica, studi dietro la realizzazione (studio dei colori, delle interfacce, dei font da usare, ecc..) e montaggio (punto 3).

  1. Esperienza dello staff e tassazione

Affidarsi ad uno staff esperto, in particolar modo ad un’agenzia web esperta, è senza dubbio la scelta migliore se si vuole puntare ad avere un ottimo prodotto ma soprattutto la sicurezza di un’assistenza.

Spesso per risparmiare ci si affida a studenti che, pur di iniziare, realizzano lavori a costi molto più bassi di quelli di mercato. Il problema in questo caso sta nell’affidabilità dello sviluppatore e nei tempi di consegna.

Sei sicuro di voler affidare il tuo business ad una figura che oggi c’è e domani non si sa e che, per via della mancata esperienza, potrebbe commettere errori che un domani potrebbero verificarsi fatali? Ad esempio:

  • Errori grossolani di sicurezza informatica che danneggerebbero l’immagine della tua azienda
  • Errori di usabilità che non consentono ai tuoi clienti di navigare bene il sito
  • Scelta di un hosting web errato in funzione delle tue buyer personas
  • Assenza di politiche di disaster recovery

ecc…

Naturalmente i costi di un’agenzia web sono sempre maggiori a quelli di un freelancer o di uno studente alle prime armi, in particolar modo dovuti anche all’elevata tassazione a cui le imprese italiane sono sottoposte.

Ciononostante se vuoi la serenità di un business stabile e di un supporto sicuro e duraturo nel tempo, la tua scelta deve ricadere in un’agenzia web.

  1. Costo di manutenzione di un sito web

I costi di un sito web non si fermano alla sola realizzazione. Un sito internet presenta infatti dei costi di manutenzione all’anno che variano a seconda di diversi fattori. Vediamoli insieme.

  1. Hosting web e dominio

L’hosting provider è il fornitore dello spazio web su cui il sito internet risiederà “fisicamente”. I costi sono su base mensile ma la formula più utilizzata è sicuramente quella su base annuale.

Il prezzo dell’hosting varia da fornitore a fornitore a seconda della tipologia di hosting a scelta tra server condiviso, server virtuale VPS, server dedicato o cloud, e naturalmente anche a seconda dei servizi inclusi.

Ogni provider decide se includere o meno servizi come backup automatici (leggi l’articolo di guida ai backup), antivirus, pannelli di controllo su licenza, installer di applicazioni, migrazioni gratuite, ecc.

Il costo dipende pure dallo spazio, dalla RAM e dalla banda dedicata che il fornitore garantisce come servizio. Vi sono fornitori, inoltre, che realizzano dei pacchetti di hosting più adatti a determinate piattaforme come WordPress e Prestashop.

Altra cosa da non sottovalutare è l’assistenza. Un fornitore che mette a disposizione un’assistenza 24 ore su 24, anche telefonica, sostiene dei costi maggiori di quello che la concede solo via email.

Anche in questo caso troviamo hosting da 10 euro annui e hosting da centinaia di euro al mese. L’hosting va scelto in funzione della tipologia di sito e del traffico web che deve sostenere.

Altro costo legato solitamente all’hosting è quello del dominio, ovvero il nome del sito web con la sua estensione (.it, .com, .net, ecc.). I costi del dominio variano a seconda dell’estensione del provider ma solitamente si aggirano tra i 5 e i 10 euro annui.

  1. Caselle di posta elettronica

Il servizio di posta elettronica è quasi sempre incluso in un piano di hosting condiviso. A volte però è necessario disporre di un server mail separato. Sia che si decida di installare un server mail custom che di acquistare il servizio da aziende terzi, bisogna sostenere dei costi.

In questo caso i costi si aggirano intorno ai 2 euro al mese per singola mailbox, vale a dire per singola casella di posta.

  1. Licenze di template e plugin

Oggi si fa largo uso di piattaforme CMS open source come WordPress che possono essere potenziate mediante l’integrazione di template e plugin, ovvero dei software di terze parti che consentono di personalizzare il sito web integrando funzioni altrimenti molto costose.

Sebbene sia possibile trovare plugin e template gratuiti sul web, molti di questi sono (giustamente) concessi a pagamento su licenza. Acquistando la licenza, di solito rinnovabile di anno in anno, ci si assicura di ricevere gli aggiornamenti.

Quindi ai costi sopra citati vanno aggiunti quelle delle licenze. Solitamente il costo di un template si aggira dai 50 ai 100 euro mentre il costo di un plugin può variare di molto, da 20 fino anche a 200 euro annui.

  1. Aggiornamenti e manutenzioni varie

Rientrano nella cerchia dei costi annuali quelli di manutenzione ordinaria, vale a dire aggiornamento dei plugin, aggiornamento del sistema così come la risoluzione di errori tipici o l’integrazione di nuove pagine e contenuti.

Il costo varia da consulente a consulente, ed in questo caso è impossibile dedurlo visto che dipende strettamente dal quantitativo orario di consulenze e/o dai servizi inclusi.

Costo di un sito web: come averlo con certezza

Dulcis in fundo la domanda rimane: quanto costa con esattezza un sito web?

Avrai capito che il costo dipende da molti fattori e che non esiste un prezzario volto a standardizzarli. Hai anche capito che per realizzare un sito web di successo occorre anche un team di professionisti di esperienza su diversi campi, dallo sviluppo al copywriting.

L’unico modo per sapere con certezza quanto costa realizzare il tuo sito web è richiedere un preventivo. Noi te lo facciamo gratis.

Un nostro consulente esperto si metterà in contatto con te per comprendere le tue esigenze e proporti la soluzione tecnologia ed economica più efficiente per raggiungere i tuoi obiettivi.

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Come impostare una campagna di Email Marketing efficace

Le email sono ciò che permette di tenere in connessione le persone del mondo, questo è un dato di fatto. Ogni giorno milioni di email vengono scritte, inviate e lette, e quindi l’email marketing dovrebbe essere un grosso vantaggio per quelle aziende che vogliono migliorare e, perché no, implementare il proprio business.

Tuttavia non è così semplice, e tale pratica finisce il più delle volte per essere inefficace, e rapidamente scartata dai professionisti del settore.

Eppure, se fatto con le dovute maniere, l’email marketing è un’operazione molto redditizia: qual è quindi il problema di fondo? Perché molte aziende non riescono a trarne alcun vantaggio?

La prima ragione del fallimento – perché di fallimento è proprio il caso di parlare, per lo meno nella maggior parte dei casi – dipende dalla scarsa attenzione ai contenuti delle proprie mail.

Si pensa che inviare centinaia e centinaia di messaggi di posta sia sufficiente ad attirare l’attenzione, ma non è così. Perché è tanto semplice inviare molte mail, anche contemporaneamente, quanto è immediato e di certo non raro cestinare in fretta e furia le email che ci troviamo nella posta in arrivo.

Una strategia da rivitalizzare

Quella dell’email marketing non è una strategia morta, bensì una tecnica da rivitalizzare nella maniera più corretta possibile, per averne dei netti benefici. Ciò che bisogna fare è aggiustare il tiro, fare in modo di essere accattivanti, attirare l’attenzione del potenziale consumatore e anche dei nostri clienti, anche i più affezionati.

Bisogna creare dei contenuti targetizzati, che favoriscano l’incremento dell’interesse e la condivisione. Vediamo dunque insieme quali sono i punti da non sottovalutare per dare vita ad una campagna di web marketing di successo.

#1 Scrivere in modo naturale

Le scritture forzate ed impostate, i periodi lunghi e troppo articolati, le parole di scarso uso comune: tutto ciò che non deve essere contenuto all’interno della tua campagna di email marketing. La ragione? L’utenza si annoia, fondamentalmente.

Non si può pretendere che un lettore si sorbisca paragrafi fitti, e li legga fino in fondo. Ciò che vuole è l’informazione, subito. Bisogna fornire quindi immediatamente la notizia chiave che si vuole veicolare, costruendo il contorno in modo chiaro e naturale. Creare dei contenuti di successo.

È bene evitare qualsiasi formalismo, cercando di essere chiari, concisi, ma comunque esaurienti. Facile? Sicuramente no, ed è per questo che è molto importante affidarsi a dei professionisti del content marketing, in grado di costruire i contenuti in modo efficace, senza troppi fronzoli.

E non dimenticare di stuzzicarne la fantasia: gli umani sono curiosi, e se sei in grado di fornire qualcosa di interessante, che sia in linea con i propri interessi, vorranno saperne senza dubbio di più.

#2 Essere personali

Esatto. Quando scrivete un’email per pubblicizzare la vostra azienda o il vostro business, dovete essere personali. Avete presente il grande successo dei social network? La ragione sta nel fatto che le persone, per essere interessate ed incuriosite, hanno bisogno di essere trattate in modo diretto, come se ci si stesse rivolgendo loro di persona.

Anche in un messaggio di posta, quindi, bisogna fare in modo di essere “umani”, scrivere come se ci si stesse rivolgendo in maniera diretta ad una persona. Solo in questo modo la vostra campagna può essere efficace.

Non dovete scrivere ai sottoscrittori della vostra mailing list, dovete parlare con delle persone, che vogliono essere trattate da persone. L’obiettivo dell’email marketing è quello di fare in modo che i tuoi utenti riescano a sentirsi “a casa”, in un ambiente confortevole, seppur virtuale.

#3 Sfrutta le statistiche

Ciò che coinvolge gli utenti, o meglio, le persone, sono i contenuti originali e coinvolgenti, che sappiano raccontare una storia, e siano in grado di creare della conoscenza interessante. È bene sapere, in ogni caso, che i numeri, le statistiche, le percentuali sono una vera calamita per i lettori, anche per i meno avvezzi alla “matematica”.

Sono dei dati in grado di attirare l’attenzione, perché danno una stima chiara di quanto un evento o delle tendenze – in campo commerciale o meno – possano avere un impatto positivo o negativo nella vita delle persone.

Statene certi: affermare che il 55% delle persone nel mondo utilizza i social network genererà interesse in chi non li usa, aumentando le statistiche. Con una strategia simile potrete convincere un cliente a comprare un prodotto o servizio. Questa tendenza è insita nel genere umano, e proprio per questo deve essere sfruttata a dovere.

#4 La necessarietà dell’informazione

Volete incrementare il vostro brand awareness e farvi conoscere in modo diffuso. Bene. Volete fornire delle informazioni, a tal punto da impostare differenti campagne di email marketing. Ottimo. Ma siete proprio sicuri che in tutte le circostanze, ciò che scrivete, sia necessario?

L’errore troppo spesso diffuso tra i marketer è quello di inviare email che non contengono nulla di interessante, ottenendo per ragioni non certo misteriose alcun tipo di riscontro. Interrompere – per così dire – i lettori con delle email dal contenuto per nulla coinvolgente, non ha alcun senso.

E peggio: inviare delle email ai vostri contatti dal contenuto per nulla necessario relegherà tutte le vostre email alla cartella dello spam, rendendo di fatto inefficace la vostra campagna di email marketing, anche nel caso di messaggi in grado di generare interesse e partecipazione.

#5 Fare delle promesse

Che siate in grado di mantenere, sia ben chiaro. Quella di fare promesse, infatti, è un po’ come la spada di Damocle, che pende sopra la testa dei marketer, anche i più navigati. Si sa, le persone amano ottenere vantaggi senza dover mettere sul campo il benché minimo sforzo, ed è proprio su quel campo che bisogna puntare, sebbene il margine di rischio ci sia.

All’interno delle tue email- anzi, della tua email, meglio non diventare degli habitué di questo escamotage – offri qualcosa al tuo potenziale cliente, nel caso in cui questo opti per registrarsi al tuo sito, oppure acquistare un tuo prodotto o servizio.

Si tratta di un passaggio che prepara il terreno per ulteriori interazioni, in grado di aumentare la fiducia nel proprio business.

#6 Poni delle domande ai tuoi lettori

Fare domande è ciò che permette di mantenere un contatto, nel tempo, con la vostra utenza. Sono gli scrittori e gli autori di teatro ad affermare come le domande retoriche – nello specifico – siano il miglior modo per garantire il coinvolgimento del proprio pubblico. Non ci credete? Provare per credere.

Le domande fanno pensare i propri lettori, e se non tutti, sicuramente una buona parte. E se una persona pensa ad una risposta plausibile, state certi che è rimasta senza dubbio colpita da ciò che avete scritto, e con buona probabilità potrà avere una miglior predisposizione nei confronti del tuo business o dei tuoi servizi. Usa, pertanto, delle domande. E fallo bene.

#7 Utilizza i link

Inserendo all’interno del tuo testo dei backlink, incrementerai la possibilità di ottenere almeno un clic. Sembra strano, ma è proprio così.

Fai in modo che i link rimandino a delle pagine interessanti e con contenuti che siano in grado di coinvolgere: inserendo un collegamento poco giustificato, una persona non incorrerà nel rischio di cliccare un’altra volta, in email successive, su di un link.

Generando anche una sorta di diffidenza poco produttiva e generale nei confronti del tuo brand. I collegamenti devono dare delle notizie in più, che siano utili: nella sostanza, devono impreziosire ciò che hai già scritto nel corpo della mail, creando un contorno che ne aumenti l’informatività.

Per concludere

Una campagna di email marketing richiede una ricerca molto profonda e specifica, non è una pratica che si può intraprendere con sufficienza e poca consapevolezza. Perché non comporterebbe alcun beneficio per il proprio business.

Bisogna scoprire quali siano le “cose” che fanno la differenza per la propria utenza di riferimento: può essere difficile centrare il punto su ciò che interessi effettivamente al proprio target, ed è per questo che non bisogna essere frettolosi, bensì procedere step by step, senza dare nulla per scontato.

Una buona campagna di email marketing, seguendo alcuni punti focali, e avendo molta pazienza, può produrre traffico, sottoscrittori ed aumentare le vendite. Garantendo la crescita ed il consolidamento di un business.

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Come fare uno studio delle “Buyer Personas”

Per buyer persona si intende il cliente tipo di un’azienda, individuato in base alle sue caratteristiche personali, ai suoi comportamenti d’acquisto e alle sue caratteristiche socio-demografiche.

Il concetto di buyer personas venne introdotto per la prima volta nel libro The inmates are running the asylum di Alan Cooper, il quale intervistando una serie di potenziali clienti ottimizzò l’esperienza utente di alcuni dei suoi software.

Prima di lanciare un qualsiasi business online, creare una strategia di marketing o avviare una campagna pubblicitaria, è estremamente importante avere ben chiaro in mente a chi potrebbero interessare i prodotti o i servizi dell’azienda.

Le buyer personas possono essere più di una, soprattutto nel caso di siti e-commerce generalisti e multicategoria: ad ognuna di loro occorrerebbe dedicare delle campagne ad hoc.

Di seguito in questa guida abbiamo riportato i migliori template online preimpostati sui quali è possibile inserire le informazioni inerenti all’identikit dei clienti tipo. Prima di utilizzarli, però, bisognerebbe conoscere le caratteristiche socio-demografiche dei potenziali clienti a cui assegnare un nome fittizio, ad esempio:

  • Giuseppe, uomo, italiano, 45 anni, residente a Messina
  • Chiara, donna, italiana, 28 anni, residente a Roma
  • Alan, uomo, straniero, 26 anni, residente a Milano

Vediamo adesso come individuare le buyer personas per organizzare strategicamente il marketing online del propri prodotti e servizi.

Buyer personas: perché sono importanti

La parola buyer personas è ormai entrata nel gergo comune di chi si occupa di digital marketing. Purtroppo però non sempre viene condotto un reale studio del cliente tipo, finendo per prendere decisioni “a sentimento”.

Per comprendere meglio questo concetto facciamo un esempio. Ammettiamo di avere un e-commerce per la vendita di accessori per cani e gatti e di voler effettuare una serie di sponsorizzate su Facebook per iniziare a far circolare il brand.

Al momento della creazione dell’inserzione, della sua creatività, quale immagine inserire? Quella di un cane o quella di un gatto? Forse di entrambi? Bene, senza lo studio delle buyer personas non sarà possibile prendere questa decisione sulla base di dati concreti.

Il risultato è che la campagna pubblicitaria potrebbe risultare insoddisfacente in quanto non strutturata sulle reali esigenze del nostro pubblico, ed in molti finiranno con l’ignorarla.

Lo studio delle buyer personas non serve in prima battuta per vendere ma per comunicare al meglio con il nostro cliente tipo, per far arrivare il messaggio giusto alle persone giuste, perché se vogliamo parlare a tutti rischiamo di non parlare a nessuno.

Come fare uno studio delle Buyer Personas

Come già detto prima di procedere a scaricare un template da riempire con i vari dati, ammesso che si voglia fare, è necessario capire come e dove recuperare i dati giusti e come applicare e sfruttare questo lavoro.

Purtroppo spesso è possibile notare come molti studi sulle buyer personas alla fine non vengono applicati in ambito di progettazione della strategia di marketing, compromettendo così campagne che potrebbero avere riscontri decisamente migliori.

Le informazioni che occorre recuperare dovranno essere finalizzate a far combaciare un problema o un’esigenza con una soluzione, e quindi con il servizio o prodotto oggetto della futura campagna di advertising. In gergo, nel modello della value proposition, questo viene chiamato fit.

Identificare la tecnica da usare per ottenere informazioni sulle buyer personas

Esistono fondamentalmente tre tecniche per ottenere informazioni per costruire buyer personas:

  • Tramite i big data, gli small data e la digital analytics
  • Attraverso interviste al cliente o all’azienda nella quale si lavora
  • Mediante interviste dirette ai clienti finali utilizzatori del prodotto o del servizio per produrre un campione statistico

Le prime due tecniche sono quelle maggiormente utilizzate nel campo del digital marketing in quanto di più facile accesso mentre la terza viene solitamente delegata ad aziende di statistica. Naturalmente occorrerà sempre verificare che i dati digitali corrispondano effettivamente alla realtà.

Identificare il numero di buyer personas

Non esiste un numero fisso ma non è nemmeno fattibile creare mille buyer personas. Immagina di avere un e-commerce generalista con molte categorie. In teoria si dovrebbe creare ogni singola buyer persona ma in pratica non è un’operazione possibile.

Solitamente vengono identificate dalle 4 alle 8 buyer personas e su quelle si concentra tutto il lavoro di marketing.

Identificare le caratteristiche da ottenere per ogni buyer persona

Una volta scelta la tecnica ed individuato il numero di buyer personas da creare, occorrerà identificare le caratteristiche comuni di un gruppo di persone per iniziare a tracciarne il profilo.

Di seguito riportiamo un elenco di caratteristiche dalle quali poter prendere spunto:

  • Dati demografici
  • Interessi
  • Trend
  • Dove si trovano
  • Da cosa sono influenzati
  • Comportamento su Google
  • In quale azienda lavorano
  • Quali dispositivi utilizzano

ecc…

Per identificare queste informazioni possiamo avvalerci di alcuni strumenti.

Identificare gli strumenti da usare per individuare le caratteristiche delle buyer personas

Possiamo recuperare le informazioni elencate al paragrafo precedente avvalendoci di strumenti che effettuano una raccolta dati con due approcci differenti:

Dati interni: trattasi dei dati socio-demografici e comportamentali recuperati dallo studio dei propri canali, come il proprio sito web, le campagne DEM realizzate in prima persona, i dati profilati dei social network, ecc..

Dati esterni: trattasi dei dati socio-demografici e comportamentali presenti sui mezzi sui quali non è possibile avere alcun controllo, come i siti dei concorrenti.

Dal punto di vista dei dati interni, uno degli strumenti più utilizzati è senza dubbio Google Analytics in quanto consente di raccogliere, tracciare e raggruppare tutta una serie di informazioni sul pubblico.

Se ben usato, special modo con utenti registrati, questo strumento non solo è in grado di tracciare dati socio-demografici ma pure quelli comportamentali (conversioni, tempo di permanenza, pagine visitate, acquisti, ecc..), realizzando così un profilo preciso del cliente tipo.

Dal punto di vista dei dati esterni vi sono diversi strumenti che è possibile utilizzare, di seguito ne elenchiamo alcuni:

SocialBakers: trattasi di uno strumento a pagamento ma con alcune funzioni gratuite come il Persona Mapping Tool che mette a disposizione un template vuoto per poter organizzare le info sul profilo delle buyer personas.

BuzzSumo: strumento utilissimo per trovare topic su determinati argomenti. Fornisce una panoramica sui contenuti più condivisi del web, le tendenze del momento e una panoramica dei dati sulla dimensione dei canali social.

SEMrush: già ampiamente conosciuto da chi si occupa di SEO, questo strumento può essere utilizzato per effettuare keyword research approfondite su diversi mercati, compreso quello italiano, per dedurre il comportamento della buyer persona sui motori di ricerca.

ConsumerBarometer: uno strumento gratuito di Google per conoscere i trend relativi agli acquisti, i motivi per cui gli utenti acquistano, cosa cercano prima di acquistare e tutta una serie di altre informazioni.

FanPageKarma: strumento molto utile per fare ricerche su competitor con target analoghi.

LeadChampion e LeadFeeder: strumenti in grado di rivelare il nome dell’azienda del visitatore del proprio sito web con in più altre informazioni come il livello di engagement e il link al profilo LinkedIn.

Conclusione

Lo studio delle buyer personas rappresenta uno step di fondamentale importanza e preliminare alla realizzazione di una qualsiasi strategia di marketing che si rispetti. Se fatto bene consente non solo di prendere decisioni sulla base di dati reali ma anche di agevolare il lavoro di comunicazione e creatività da parte dei grafici pubblicitari e dei copywriter.

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Come creare contenuti virali

Quando un contenuto è realizzato per stimolare le emozioni degli utenti, ed è proposto ad un giusto target, statene certi, può diffondersi ad altissimi livelli.

Certo, ci sono dei contenuti che sono appositamente pensati per diventare virali, altri invece che sono realizzati senza specifici obiettivi, ma che ottengono un successo inspiegabile e spesso neppure desiderato. È la legge del web, alla quale è difficile sottrarsi e che è ancora più complesso riuscire a prevedere.

Ad ogni modo, ciò che accomuna questi due tipi di contenuti, sono alcune caratteristiche peculiari, che permettono di raggiungere una diffusione elevatissima. Sicuramente, come già abbiamo avuto modo di dirvi in passato, una delle chiavi per creare contenuti di successo è riuscire a creare un forte impatto emotivo in chi li vede e legge e quindi, nello specifico, negli utenti.

Le emozioni, quindi, rendono virali i contenuti. Teniamo questo come punto di partenza. Ora bisogna sottolineare che certe emozioni funzionano meglio rispetto ad altre, per invogliare gli utenti a condividere i nostri contenuti.

Come è facile immaginare, ciascun target di persone è maggiormente toccato da un sentimento piuttosto che da un altro, e quindi agirà di conseguenza quando verrà posto di fronte ad un contenuto. Scegliendo se ignorarlo, oppure guardarlo e condividerlo.

Riuscire a creare la giusta reazione emozionale è il segreto per garantire una diffusa condivisione di ciò che abbiamo creato. Facile, no? Per nulla. Ma ci sono sempre dei punti di partenza, frutto di analisi e lavoro sul campo.

Prendiamo il caso della immagini. Come riportato su Moz.com, sono tre le componenti emotive che sono maggiormente rilevanti per la diffusione su larga scala proprio delle immagini.

Le emozioni positive

Non c’è da sorprendersene: le persone condividono contenuti che li fanno sentire bene, e che possano dare una speranza anche ad altre persone.

Uno studio ha determinato come ci sia una stretta correlazione tra le emozioni positive e il numero iniziale di visualizzazioni di un’immagine virale.

Sono 10, secondo l’analisi, le emozioni che vengono evocate più frequentemente e che hanno un alto “potere” di diffusione: Divertimento, Interesse, Sorpresa, Felicità, Godimento, Piacere, Gioia, Speranza, Affetto, Eccitazione

Esperienze emozionali complesse

Le immagini – o video – più virali sono quelli in grado di veicolare una vasta gamma di emozioni, non solo una. Spesso è proprio il contrasto di emozioni ad essere vincente, si pensi al binomio paura e ammirazione o a quello di speranza e disperazione.

Sono questi tipi di combinazione a veicolare le condivisioni. E c’è un altro fattore da tenere in considerazione, ovvero quei sentimenti che agiscono da “potenziamento”.

Ci stiamo riferendo all’interesse, alla sorpresa e al divertimento: combinati con altri sentimenti, infatti rendono ancora più positiva l’esperienza emotiva dell’utente. Allo stesso modo, invece, l’empatia contribuisce ad aumentare le emozioni negative, conducendo alla compassione.

L’elemento sorpresa

È difficile in un’immagine o in un video fare centro con un elemento sorpresa, in quanto è complesso da rendere nella maniera più efficace possibile.

Ci riferiamo ad un contenuto che sia in grado di presentare qualcosa come inaspettato, inusuale, contro-intuitivo, o semplicemente nuovo. Riuscire a sorprendere gli utenti è incredibilmente efficiente per riuscire a raggiungere il proprio interesse, attirando la loro attenzione.

Vediamo ora quali sono gli elementi che dovrete tenere in stretta considerazione per la creazione di una campagna di successo. Ciò che non dovete scordare è che per raggiungere i propri obiettivi, è necessario avere una base “forte”. E la robustezza delle fondamenta si ottiene solo con il duro lavoro.

Configurare un’idea rilevante per il proprio brand

Se la vostra campagna ha un obiettivo specifico, come aumentare il proprio brand awareness o veicolare conversioni, allora ci deve essere un’idea concreta alla base. Un’idea che in qualche modo dovrebbe essere ricollegata al tuo brand.

Non significa che dovete essere prettamente promozionali o parlare esclusivamente del vostro brand, bensì dovete pensare ad un’idea che sia in grado di attrarre il vostro target di utenza, quello che potrebbe essere interessato al servizio che fornite o ai prodotti che commerciate.

Il consiglio è quello di fare un elenco di temi e topic che ruotano intorno alla vostra idea di base, e che possano invogliare o attirare il vostro target. E ovviamente che rispecchino il vostro brand.

Poi bisogna rileggere tutti gli elementi stilati e domandarsi quali effettivamente potrebbero essere preformanti e adatti ad essere inseriti all’interno della nostra campagna. Chiedendosi se possono essere innovativi, se possono rispondere ad una domanda “sentita” dal proprio target, se se ne è già parlato a sufficienza oppure no.

Nuova ed interessante

Per essere esposti all’interesse massiccio dell’utenza, bisogna essere in grado di presentare qualcosa che sia nuovo o rinnovato. Offrite ad esempio dei dati di ricerche che non sono mai stati pubblicati prima e che possono essere interessanti.

Il metodo è quello di condurre le proprie indagini o sondaggi. Oppure sfruttare i dati della propria azienda. O combinare molti dati da differenti fonti, per evidenziare dei trend o delle scoperte interessanti. La vostra idea, oltre che nuova, dovrebbe essere interessante.

Cercate di “porla” nel modo giusto, e domandatevi come ciò che state proponendo si possa legare ai trend social del momento o alle novità del vostro settore. Date le giuste informazioni, sfruttando un punto di vista informativo ed accattivante.

Di cui si possa provare il successo

Fate capire al tuo potenziale cliente che la vostra idea ha delle potenzialità comprovate, collegandola ad altre idee che hanno avuto successo nel passato e che potete sfruttare come testimonianza.

Dei racconti sul successo di un servizio o di una funzionalità, se amalgamabili alla vostra idea, avranno l’effetto di attirare esponenzialmente l’attenzione dell’utente, che in quel caso si trasforma in potenziale consumatore.

Con un appeal emozionale

Come già specificato prima, sono i contenuti che veicolano emozioni ad avere successo. Ecco perché la vostra idea deve avere un “uncino” emozionale, in grado di prendere il pubblico. È necessario che incorpori, la vostra idea, qualcosa di interessante, divertente, sorprendente, ovvero quei moltiplicatori di emozioni di cui vi parlavamo prima.

E poi bisogna testare in primis la propria idea. “Guardandola in faccia” è chiedendosi quali siano le emozioni che effettivamente evoca. Se si tratti di qualcosa di nuovo ed esclusivo.

Se tale idea possa o meno avere successo di pubblico (questa è la domanda più difficile alla quale dare una risposta razionale). Questa idea può essere trasformata sotto forma di immagine, di video, o di formato facilmente diffusibile e condivisibile?

Produrre un contenuto

Se deve essere originale, il contenuto, bisogna fornire dei dati originali. Ecco perché vi abbiamo già suggerito qualche paragrafo più sopra di pensare all’idea di condurre delle vostre ricerche “di mercato”, delle inchieste, che permettano di fornirvi dati freschi, fruibili ed interessanti, che siano al contempo legati al vostro business e che possano invogliare la lettura dei vostri potenziali acquirenti e clienti.

Se trovate delle storie interessanti che riguardano la vostra azienda, dati statistici che crediate sia necessario rendere pubblici, non è necessario “allargarsi” troppo. L’importante è saper fornire una “storia” nel modo più appropriato possibile.

Se invece dovete guardare altrove, perché non avete dei dati interessanti ricollegabili in modo plausibile alla vostra idea, ecco che vi si para davanti la necessità di condurre una ricerca, un’inchiesta, sfruttando l’aiuto di volontari che si rendano disponibili alla vostra causa.

Lo strumento principe da sfruttare, in questo senso, sono le piattaforme di crowdsourcing: non sarà necessario un grande investimento, e potrete scegliere il target di utenza più utile ai vostri scopi.

In alternativa, affidatevi a fonti terze. In internet ci sono numerosi database di dati, relativi ad inchieste e ricerche di mercato, che è possibile sfruttare ex novo, o che è possibile integrare anche con i propri dati, per evidenziare delle tendenze o delle regolarità. Utilizzare dati già visti, reinterpretandoli ai propri scopi, può essere un’arma vincente.

Dopo aver collezionato i dati ed aver fatto mente locale su tutti i punti che intendete toccare, bisogna cominciare a scrivere. A seconda del tipo di contenuto che avete deciso di sfruttare, potrà essere necessario un testo più o meno lungo, anche a seconda dei contenuti visivi che si intende utilizzare a corredo.

Ad ogni modo, è indispensabile che il proprio contenuto sia accompagnato da un buon titolo, che sia in grado di colpire gli utenti, e che sia in grado di comunicare qualcosa, di anticipare. Non affrettare la scrittura del tuo titolo: possono essere poche parole o poche righe, ma sono fondamentali, poiché la vera cartina al tornasole del tuo contenuto.

Un contenuto di successo, se si vuole virale, è sempre accompagnato da dei formati estremamente “visivi”: sfrutta delle immagini o dei video, in grado di creare nell’immediato una risposta emotiva nell’utente. Attenzione però: è importante che le immagini o il video rispondano al meglio all’idea che volete veicolare con i vostri contenuti.

Prestate attenzione che non siano già stati utilizzati troppo di frequente per gli stessi utenti e soprattutto, abbiate l’attenzione di valutare se sono adatti al vostro target di riferimento. Senza considerare questi parametri, è difficile impostare una campagna di successo.

Pubblicità

Una volta completato il proprio contenuto, bisogna “trovargli una casa”. Già nel momento in cui si sta concretizzando la propria idea, bisogna cominciare a pensare all’editore.

Per fare in modo che il proprio contenuto sia ampiamente diffuso è indispensabile affidarsi a chi può garantire un alto numero di visualizzazioni e un target che possa essere interessato a quanto hai prodotto.

Per questo, è indispensabile essere pubblicati in un sito non solo con un alto livello di traffico, ma anche con un ottima interazione, che permetta anche una condivisione e diffusione di quanto hai prodotto.

Ecco perché dovrete stilare una lista di editori che trattino ciò di cui vi occupate regolarmente. Fate le vostre analisi personali su quali tra i siti elencati abbiano un’interazione e partecipazione maggiore, e scegliete il migliore (o i migliori, se desiderate puntare subito su più risorse).

E poi c’è il contatto con l’editore. Un punto cruciale. Non siate dispersivi, mantenete la coerenza e soprattutto siate chiari. Spiegate perché il vostro contenuto dovrebbe interessare la propria utenza, spiegando i benefici che ne deriverebbero dalla pubblicazione.

Evidenziate alcune storie o alcuni topic di successo per il sito, che sono strettamente correlati a quanto proponete. Senza essere vaghi, dimostrando di aver approfondito i temi proprio all’interno del sito. Gli editori saranno più predisposti a darvi ascolto.

Usate le parole nel modo più appropriato: non dite “il contenuto avrà successo perché” bensì “credo che il contenuto potrebbe avere successo perché”. L’editore conosce infatti la propria utenza meglio di voi, e sa bene cosa funziona e cosa non funziona.

Si tratta di punti da seguire passo passo. Forse non li reputerete innovativi (e perché mai dovrebbero esserlo?), ma sono la prassi da seguire con scrupolo per realizzare un proprio progetto e riuscire a diffonderlo nel modo più opportuno possibile.

Sono un buon punto di partenza e un ottimo di arrivo. L’importante, per raggiungere l’obiettivo, è non sottovalutare nulla, dall’ideazione alla creazione, fino alla pubblicazione: ogni singolo step è fondamentale per la buona riuscita della propria campagna.

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